Sintesi del foglietto illustrativo di 040422420 - PALEXIA*30CPR 50MG RP

Denominazione

PALEXIA COMPRESSE A RILASCIO PROLUNGATO

Categoria farmacoterapeutica

Analgesici; oppiacei.

Principi attivi

Tapentadolo.

Eccipienti

[25 mg]. Nucleo della compressa: ipromellosa, cellulosa microcristallina, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipromellosa, lattosio monoidrato, talco, macrogol 400, macrogol 6000, titanio biossido (E 171), ossido di ferro giallo (E172), ossido di ferro rosso (E172). [50 mg]. Nucleo della compressa: ipromellosa, cellulosa microcristallina, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipromellosa, lattosio monoidrato, talco, macrogol 6000, glicole propilenico, titanio biossido (E 171). [100 mg]. Nucleo della compressa: ipromellosa, cellulosa microcristallina, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipromellosa, lattosio monoidrato, talco, macrogol 6000, glicole propilenico, titanio diossido (E 171), ossido di ferro giallo (E 172). [150 mg]. Nucleo della compressa: ipromellosa, cellulosa microcristallina, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipromellosa, lattosio monoidrato, talco, macrogol 6000, Glicole propilenico, titanio diossido (E 171), ossido di ferro giallo (E 172), ossido di ferro rosso (E 172). [200 mg]. Nucleo della compressa: ipromellosa, cellulosa microcristallina, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipromellosa, lattosio monoidrato, talco, macrogol 6000, glicole propilenico, titanio diossido(E 171), ossido di ferro giallo (E 172), ossido di ferro rosso (E 172). [250 mg]. Nucleo della compressa: ipromellosa, cellulosa microcristallina, silice colloidale anidra, magnesio stearato. Rivestimento della compressa: ipromellosa, lattosio monoidrato, talco, macrogol 6000, glicole propilenico, titanio diossido (E 171), ossido di ferro giallo (E 172), ossido di ferro rosso (E 172), ossido di ferro nero (E 172).

Indicazioni

Trattamento negli adulti, del dolore cronico severo che puo' essere trattato in modo adeguato solo con analgesici oppioidi.

Controindicazioni/eff.secondar

Ipersensibilita' al tapentadolo o verso uno qualunque degli eccipienti; nelle situazioni in cui sono controindicate molecole con attivita' agonista sui recettori mu-oppioidi, come pazienti con significativa depressione respiratoria (in condizioni di non monitoraggio o in assenza di apparecchiature per la rianimazione), e in pazienti con asma bronchiale o ipercapnia acuta o grave; in pazienti in cui e' presente o si sospetti l'ileo paralitico; nei pazienti con intossicazione acuta da alcol, ipnotici, sostanze analgesiche ad azione centrale o sostanze attive psicotrope.

Posologia

Il regime posologico va personalizzato in funzione dell'intensita' del dolore che viene trattato, delle terapie precedenti e delle possibilita' di monitorare il paziente. Il farmaco compresse a rilascio prolungato va assunto due volte al giorno, ogni 12 ore circa. Inizio della terapia in pazienti che, al momento, non stanno assumendo analgesici oppioidi: occorre che i pazienti inizino il trattamento con singole dosi da 50 mg di tapentadolo compressa a rilascio prolungato somministrate due volte al di'. Inizio della terapia in pazienti in trattamento con analgesici oppioidi: passando dagli oppioidi al farmaco compresse a rilascio prolungato e scegliendo la dose iniziale, occorre tenere in considerazione la natura del precedente farmaco, via di somministrazione e la dose quotidiana media. Cio' puo' richiedere dosi iniziali piu' elevate di farmaco nel caso di pazienti che sono in terapia con oppioidi rispetto a soggetti che non hanno in corso trattamenti con tali farmaci prima di iniziare la terapia con il prodotto. Titolazione e mantenimento: dopo aver instaurato la terapia, la dose va titolata su base individuale a un livello che produca un'analgesia adeguata e riduca al minimo gli effetti indesiderabili sotto la stretta supervisione del medico prescrittore. Esperienze ricavate da sperimentazioni cliniche hanno evidenziato che uno schema di titolazione con incrementi pari a 50 mg di tapentadolo compresse a rilascio prolungato due volte al di' ogni 3 giorni e' appropriato per ottenere un controllo adeguato del dolore nella maggior parte dei pazienti. Le compresse a rilascio prolungato 25 mg di tapentadolo, possono essere utilizzate anche per gli aggiustamenti posologici per ottimizzare le necessita' individuali dei pazienti. Dosi giornaliere complessive di medicinale superiori a 500 mg di tapentadolo non sono state ancora studiate, e per tale ragione non sono raccomandate. Interruzione del trattamento In seguito a improvvisa interruzione del trattamento con tapentadolo, possono verificarsi sintomi di astinenza. Qualora un paziente non richieda piu' la terapia a base di tale farmaco, e' consigliabile ridurre la dose in maniera graduale al fine di prevenire la comparsa di sintomi di astinenza. Insufficienza renale: nei pazienti con danno renale lieve o moderato non occorre modificare il dosaggio. Non vi sono dati relativi a studi di efficacia, controllati, in pazienti con grave insufficienza renale, pertanto l'utilizzo del farmaco in questa popolazione non e' raccomandato. Insufficienza epatica: nei pazienti con danno epatico lieve non occorre modificare la dose. Le compresse a rilascio prolungato vanno usate con cautela nei pazienti che presentano danno epatico moderato. In questi pazienti il trattamento va iniziato con la dose minore possibile, per esempio 25 mg, 50 mg di tapentadolo compresse a rilascio prolungato e somministrato con frequenza non superiore a una volta ogni 24 ore. All'inizio della terapia una dose giornaliera superiore a 50 mg di tapentadolo compresse a rilascio prolungato non e' raccomandata. Ulteriori trattamenti devono rispecchiare il mantenimento dell'analgesia con tollerabilita' accettabile. Il farmaco non e' stato studiato nei pazienti con danno epatico severo; pertanto l'utilizzo non e' raccomandato, in tale popolazione. Pazienti anziani (soggetti di eta' pari o superiore ai 65 anni): in generale, nei pazienti anziani non e' richiesto un adattamento della dose; tuttavia, dato che i pazienti anziani sono piu' soggetti ad una riduzione della funzionalita' renale ed epatica, occorre essere cauti nel selezionare il dosaggio raccomandato. Pazienti pediatrici: nei bambini e negli adolescenti di eta' inferiore ai 18 anni la sicurezza e l'efficacia delle compresse a rilascio prolungato non sono state studiate. Modo di somministrazione: le compresse a rilascio prolungato vanno assunte intere, senza dividerle o masticarle, per assicurare il mantenimento del meccanismo di rilascio prolungato. Il farmaco va assunto con una quantita' sufficiente di liquido. Il medicinale puo' essere assunto sia a digiuno che a stomaco pieno.

Conservazione

Questo prodotto medicinale non richiede alcuna particolare condizione di conservazione.

Avvertenze

Il farmaco ha un potenziale di abuso e dipendenza. Tale evenienza va presa in considerazione nel prescrivere o dispensare il medicinale in situazioni nelle quali insorgano preoccupazioni circa un aumentato rischio di uso improprio, abuso, dipendenza psichica o deviazione. Tutti i pazienti trattati con farmaci che presentino attivita' agonista dei recettori mu-oppioidi vanno monitorati con attenzione per l'eventuale comparsa di segni di abuso e di dipendenza psichica. Depressione respiratoria: a dosi elevate o nei pazienti sensibili agli agonisti del recettore mu-oppioide, il medicinale puo' indurre depressione respiratoria dose correlata; per questo motivo, nei pazienti con disturbi della funzione respiratoria, occorre usare cautela nel somministrare le compresse a rilascio prolungato. E' necessario prendere in considerazione degli analgesici alternativi, non agonisti dei recettori mu, e, in tali pazienti, il prodotto va impiegato solo sotto attenta supervisione medica e alla piu' bassa dose efficace. In caso si manifesti depressione respiratoria, questa va trattata come una qualsiasi depressione respiratoria indotta da agonisti dei recettori mu-oppioidi. Lesioni craniche e pressione intracranica aumentata: il medicinale non va usato nei pazienti che possono essere particolarmente suscettibili agli effetti intracranici dell'accumulo del biossido di carbonio. Gli analgesici con attivita' di agonisti sui recettori mu-oppioidi possono mascherare il decorso clinico dei pazienti con lesioni craniche. Occorre avere cautela nell'impiegare le compresse a rilascio prolungato in pazienti con lesioni craniche o tumore encefalico. Convulsioni: nei pazienti soggetti a convulsioni il farmaco non e' stato sottoposto a una valutazione sistematica, e tali soggetti sono stati esclusi dalle sperimentazioni cliniche. Tuttavia, come nel caso di altri analgesici dotati di attivita' agonista sui recettore mu-oppioidi, il medicinale non e' raccomandato per pazienti con anamnesi di convulsioni o a rischio di convulsioni. Insufficienza renale: le compresse a rilascio prolungato non sono state studiate nel corso di sperimentazioni controllate di efficacia, pertanto non e' raccomandato l'uso in pazienti con grave insufficienza. Insufficienza epatica: soggetti con lieve o moderata insufficienza epatica, presentano un aumento da 2 a 4.5 volte della concentrazione ematica rispetto a soggetti con funzione epatica normale. Il farmaco va usato con attenzione nei pazienti con insufficienza epatica moderata. Il prodotto non e' stato studiato nei pazienti con grave insufficienza epatica percio' in questa popolazione se ne sconsiglia l'utilizzo. Uso nelle malattie pancreatiche/del tratto biliare: i farmaci con attivita' di agonista sui recettori mu-oppiacei possono indurre spasmo dello sfintere di Oddi. Il farmaco deve essere utilizzato con cautela in pazienti con disturbi del tratto biliare, pancreatite acuta inclusa. Oppioidi con azione mista agonista/antagonista: occorre cautela nell'utilizzare le compresse a rilascio prolungato con farmaci agonisti/antagonisti dei recettori micro-oppioidi (come pentazocina, nalbufina) o agonisti parziali dei recettori micro-oppioidi (come buprenorfina), in pazienti trattati con buprenorfina per il trattamento della dipendenza da oppioidi, occorre prendere in considerazione trattamenti alternativi (come la sospensione temporanea della buprenorfina), nel caso in cui la somministrazione di micro-agonisti completi (come tapentadolo) sia necessaria in condizioni di dolore acuto. Con l'uso concomitante di buprenorfina, e' stata segnalata una richiesta di dosaggi piu' alti del farmaco agonista completo dei recettori micro-oppioidi e pertanto, in questa situazione, e' necessario uno stretto monitoraggio degli eventi avversi come la depressione respiratoria. Le compresse a rilascio prolungato contengono lattosio.

Interazioni

Farmaci quali le benzodiazepine, i barbiturici e gli oppioidi (analgesici, farmaci antitosse o trattamenti sostitutivi) possono aumentare il rischio di depressione respiratoria se assunti in associazione con il farmaco. I depressori del SNC possono aumentare l'effetto sedativo del tapentadolo e influenzare lo stato di vigilanza. Percio', ove si contempli un'associazione fra il farmaco e un agente ad azione depressiva sul SNC o sull'apparato respiratorio, occorre prendere in considerazione una riduzione della dose di uno o di entrambi i farmaci. Oppioidi con azione mista agonista/antagonista: occorre cautela nell'associare il prodotto con farmaci agonisti/antagonisti dei recettori micro-oppioidi (come pentazocina, nalbufina) o agonisti parziali dei recettori micro-oppioidi (come buprenorfina). In casi isolati sono stati riportati casi di sindrome serotoninergica in connessione temporale all'utilizzo di tapentadolo in combinazione con farmaci serotoninergici come gli inibitori del re-uptake della serotonina (SSRIs). Sintomi della sindrome serotoninergica possono essere, per esempio, confusione, agitazione, febbre, sudorazione, atassia, iperriflessia, mioclono e diarrea. La sospensione del farmaco serotoninergico porta, in genere, ad un rapido miglioramento della sintomatologia. Il trattamento dipende dalla natura ed alla gravita' dei sintomi. La principale via di metabolizzazione di tapentadolo e' la coniugazione con acido glucuronico, attraverso l'enzima uridin-difosfato gluvuroniltransferasi (UGT), principalmente le isoforme UGT1A6, UGT1A9 e UGT2B7. Quindi, la somministrazione concomitante con forti inibitori di questi enzimi (come ketoconazolo, fluconazolo, acido meclofenamico) possono portare ad un aumento dell'esposizione sistemica di tapentadolo. Nei pazienti in trattamento con tapentadolo occorre cautela quando si inizia o si termina la somministrazione contemporanea di farmaci forti induttori enzimatici (come rifampicina, fenobarbital, erba di San Giovanni (iperico perforato)), in quanto si potrebbe verificare, rispettivamente, una riduzione dell'efficacia e rischio di effetti indesiderati. Il trattamento con il farmaco va evitato nei pazienti che stanno assumendo inibitori della monoammino ossidasi (MAO) o che li hanno assunti negli ultimi 14 giorni, a causa dei potenziali effetti additivi sulle concentrazioni sinaptiche di noradrenalina, che possono determinare eventi avversi cardiovascolari come ad esempio crisi ipertensive

Effetti indesiderati

Le reazioni avverse al farmaco riferite dai pazienti nel corso degli studi clinici controllati con placebo, condotti con le compresse a rilascio prolungato sono state in prevalenza di entita' lieve o moderata. Gli effetti indesiderati piu' frequenti hanno riguardato il tratto gastrointestinale e il sistema nervoso centrale (nausea, vertigini, stipsi, cefalea e sonnolenza). Di seguito vengono riportate le reazioni avverse al farmaco identificate nel corso di studi clinici condotti con il medicinale o segnalate nell'esperienze post-marketing ed elencate per classe e frequenza. La frequenza e' definita come molto comune (>=1/10); comune (>=1/100 e <1/10); non comune (>=1/1000 e<1/100); rara (>=1/10,000 e <1/1000); molto rara (<1/10000), non nota. Disturbi del sistema immunitario. Non comune: ipersensibilita' al farmaco. Disturbi del metabolismo e della nutrizione. Comune: calo dell'appetito; non comune: diminuzione di peso. Disturbi psichiatrici. Comune: ansia, depressione, disordini del sonno, irritabilita', irrequietezza; non comune: disorientamento, stato confusionale, agitazione, disturbi della percezione, sogni anomali, euforia; raro: farmaco dipendenza, pensieri anomali. Patologie del sistema nervoso. Molto comune: vertigini, sonnolenza, cefalea; comune: disturbi dell'attenzione, tremori, contrazioni muscolari involontarie; non comune: depressione del livello di coscienza, riduzione della memoria, riduzione delle capacita' mentali, sincope, sedazione, disordine dell' equilibrio, disartria, ipoestesia, parestesie; raro: convulsioni, presincope, anomalie della coordinazione. Patologie dell'occhio. Non comune: disturbi visivi. Patologie cardiache. Non comune: aumento della frequenza cardiaca, diminuzione della frequenza cardiaca, palpitazioni. Patologie vascolari. Comune: vampate di calore; non comune: riduzione della pressione arteriosa. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: dispnea; raro: depressione respiratoria. Patologie gastrointestinali. Molto comune: nausea, stipsi; comune: vomito, diarrea, dispepsia; non comune: fastidio a livello addominale; raro: rallentamento dello svuotamento gastrico. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: prurito, iperidrosi, rash; non comune: orticaria. Patologie renali e urinarie. Non comune: difficolta' della minzione, pollachiuria. Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Non comune: disfunzioni sessuali. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Comune: astenia, affaticamento, sensazione di variazione della temperatura corporea, secchezza delle mucose, edema; non comune: sindrome da astinenza, sensazione di malessere, irritabilita'; raro: sensazione di ubriacatezza, sensazione di rilassamento. Studi clinici condotti il farmaco della durata fino a 1 anno hanno dimostrato un basso rischio di sviluppo di sintomi da astinenza in seguito a interruzioni improvvise, e generalmente classificati di lieve entita'. In ogni caso i medici devono prestare attenzione all'insorgenza di eventuali sintomi da astinenza e conseguentemente trattare i pazienti in caso tali sintomi dovessero palesarsi. Il rischio di idee suicide e di tentato suicidio e' noto essere piu' elevato in pazienti con dolore cronico. Inoltre, sostanze con una pronunciata influenza sul sistema monoaminergico sono state associate ad un aumentato rischio di suicidio in pazienti sofferenti di depressione, specialmente all'inizio del trattamento. I dati derivati dagli studi clinici e dai rapporti di post-marketing, non rilevano un aumento del rischio. La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l'autorizzazione del medicinale e' importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.

Gravidanza e allattamento

I dati sull'utilizzo nelle donne in gravidanza sono molto limitati. Studi effettuati sugli animali non hanno evidenziato effetti teratogeni; tuttavia, sviluppo ed embriotossicita' sono stati osservati a dosi farmacologicamente eccessive (effetti sull'attivita' micro-oppioide a livello del SNC collegati a dosaggi superiori al range terapeutico). Effetti sullo sviluppo post-natale sono stati riportati a dosi tossiche per le madri. In gravidanza, il medicinale va usato solo nel caso in cui il potenziale beneficio giustifichi il possibile rischio per il feto. Travaglio e parto: negli esseri umani non si conosce l'effetto del tapentadolo sul travaglio e sul parto. L'uso del prodotto non e' raccomandato immediatamente prima o durante il parto. A causa dell'attivita' di mu- agonista di tapentadolo, i neonati le cui madri hanno assunto tapentadolo vanno monitorati per la depressione respiratoria. Non vi sono informazioni circa l'escrezione del tapentadolo nel latte materno umano. Da uno studio eseguito su cuccioli di ratto allattati da madri alle quali era stato somministrato tapentadolo si e' concluso che quest'ultimo e' escreto nel latte. Per tale ragione, non e' possibile escludere dei rischi anche per il lattante. Il medicinale non deve essere usato durante il periodo di allattamento al seno.