Sintesi del foglietto illustrativo di 038451062 - PRADAXA*30CPS 110MG

Denominazione

PRADAXA 110 MG CAPSULE RIGIDE

Categoria farmacoterapeutica

Agenti antitrombotici, inibitori diretti della trombina.

Principi attivi

Ogni capsula rigida contiene 110 mg di dabigatran etexilato (come mesilato).

Eccipienti

Contenuto della capsula: acido tartarico, gomma arabica, ipromellosa, dimeticone 350, talco, idrossipropilcellulosa. Capsula: carragenina, potassio cloruro, titanio diossido, indigo carminio (E132), ipromellosa, inchiostro nero per stampa, gommalacca, ferro ossido nero (E172), potassio idrossido.

Indicazioni

Prevenzione primaria di episodi tromboembolici in pazienti adulti sottoposti a chirurgia sostitutiva elettiva totale dell'anca o del ginocchio. Prevenzione di ictus e embolia sistemica in pazienti adulti con fibrillazione atriale non-valvolare (FANV), con uno o piu' fattori di rischio, quali precedente ictus o attacco ischemico transitorio (TIA); eta' >= 75 anni; insufficienza cardiaca (Classe NYHA >= II); diabete mellito; ipertensione. Trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) e dell'embolia polmonare (EP) e prevenzione delle recidive di TVP e EP negli adulti.

Controindicazioni/eff.secondar

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Pazienti con grave compromissione renale (CLCr < 30 ml/min). Sanguinamento attivo clinicamente significativo. Lesioni o condizioni, se considerate un fattore di rischio significativo di sanguinamento maggiore. Possono includere ulcera gastrointestinale in corso o recente, presenza di neoplasie ad elevato rischio di sanguinamento, recente lesione cerebrale o spinale, recente intervento chirurgico a livello cerebrale, spinale od oftalmico, recente emorragia intracranica, varici esofagee accertate o sospette, malformazioni arterovenose, aneurismi vascolari o anomalie vascolari maggiori o intracerebrali - Trattamento concomitante con ogni altro anticoagulante come eparina non frazionata (ENF), eparine a basso peso molecolare (enoxaparina, dalteparina ecc.), derivati dell'eparina (fondaparinux ecc.), anticoagulanti orali (warfarin, rivaroxaban, apixaban ecc.) fatta eccezione per specifiche circostanze. Queste sono il cambio di terapia anticoagulante, quando l'ENF e' somministrata alle dosi necessarie per mantenere pervio un catetere centrale venoso o arterioso o quando l'ENF e' somministrata durante l'ablazione transcatetere per fibrillazione atriale. Compromissione epatica o malattia epatica che possa avere un qualsiasi impatto sulla sopravvivenza - Trattamento concomitante con i seguenti forti inibitori della P-gp: ketoconazolo ad uso sistemico, ciclosporina, itraconazolo e dronedarone. Protesi valvolari cardiache che richiedano trattamento anticoagulante.

Posologia

Prevenzione Primaria di episodi di Tromboembolismo Venoso in Chirurgia Ortopedica. Inizio del trattamento il giorno dell'intervento chirurgico 1-4 ore dopo la conclusione dell'intervento chirurgico. Chirurgia sostitutiva elettiva del ginocchio e chirurgia sostitutiva elettiva dell'anca: capsula singola di Pradaxa 110 mg. Compromissione renale moderata, assunzione contemporanea verapamil, amiodarone, chinidina e in età pari o superiore a 75 anni: capsula singola di Pradaxa 75 mg. Inizio della dose di mantenimento il primo giorno successivo all'intervento chirurgico. Chirurgia sostitutiva elettiva del ginocchio e chirurgia sostitutiva elettiva dell'anca: 220 mg di Pradaxa una volta al giorno. Compromissione renale moderata, assunzione contemporanea verapamil, amiodarone, chinidina e in età pari o superiore a 75 anni: 150 mg di Pradaxa una volta al giorno. Durata della terapia con la dose di mantenimento. Chirurgia sostitutiva elettiva del ginocchio: 10 giorni. Chirurgia sostitutiva elettiva dell'anca: 28-35 giorni. Compromissione renale moderata, assunzione contemporanea verapamil, amiodarone, chinidina e in età pari o superiore a 75 anni: 10 giorni (chirurgia sostitutiva del ginocchio) o 2835 giorni (chirurgia sostitutiva dell'anca). Se l'emostasi non fosse normale, l'inizio deve essere rimandato. Se il trattamento non viene iniziato il giorno dell'intervento, si deve cominciare con 2 capsule una volta al giorno. Escludere i pazienti con compromissione renale grave. Mancata assunzione di una dose. Si raccomanda di proseguire con le restanti dosi giornaliere del farmaco alla stessa ora del giorno successivo. Il trattamento non deve essere interrotto senza consulto medico. I pazienti devono essere informati di contattare il medico curante se sviluppano sintomi gastrointestinali. Si raccomanda di attendere 24 ore dall'ultima dose prima di passare ad un anticoagulante parenterale. Da anticoagulanti parenterali al farmaco. Bisogna sospendere l'anticoagulante parenterale ed iniziare Pradaxa 0-2 ore prima della prevista somministrazione della dose successiva della terapia originaria o al momento della sospensione in caso di trattamento continuo. Uso concomitante del farmaco con inibitori della P-glicoproteina da deboli a moderati. In tal caso il farmaco e questi medicinali devono essere assunti insieme. Nei pazienti con compromissione renale moderata, che siano contemporaneamente trattati con verapamil, deve essere presa in considerazione una riduzione della dose a 75 mg al giorno. Prevenzione di ictus ed embolia sistemica in pazienti adulti con FANV con uno o piu' fattori di rischio. Trattamento della trombosi venosa profonda e dell'embolia polmonare e prevenzione delle recidive di TVP ed EP negli adulti. Prevenzione di ictus ed embolia sistemica in pazienti adulti con fibrillazione atriale non valvolare, con uno o più fattori di rischio: Pradaxa 300 mg. Trattamento della trombosi venosa profonda (tvp) e dell'embolia polmonare (ep) e prevenzione delle recidive di tvp ed ep negli adulti: Pradaxa 300 mg, successivamente al trattamento con un anticoagulante parenterale somministrato per almeno 5 giorni. Raccomandazione di riduzione della dose. In età ?80 anni e in trattamento concomitante con verapamil la dose giornaliera di Pradaxa 220 mg; Riduzione della dose da prendere in considerazione. In età compresa tra 75 e 80 anni, con compromissione renale moderata , con gastrite, esofagite o reflusso gastroesofageo, ed con aumentato rischio di sanguinamento: la dose giornaliera di Pradaxa di 300 mg o di 220 mg, deve essere identificata su base individuale valutando il rischio tromboembolico e il rischio di sanguinamento. La funzione renale deve essere valutata calcolando la clearance della creatinina prima dell'inizio del trattamento per escludere i pazienti con compromissione renale severa. La funzione renale deve essere valutata durante il trattamento almeno una volta all'anno o piu' frequentemente come richiesto in certe situazioni cliniche. Prevenzione di ictus in pazienti con fibrillazione atriale: la terapia deve essere continuata a lungo termine. TVP/EP: La durata della terapia deve essere stabilita dopo un'attenta valutazione del beneficio della terapia rispetto al rischio di sanguinamento. La dose dimenticata puo' ancora essere assunta fino a 6 ore prima dell'assunzione della dose successiva. Il trattamento non deve essere interrotto senza consulto medico. I pazienti devono essere informati di contattare il medico curante se sviluppano sintomi gastrointestinali. Si raccomanda di attendere 12 ore dall'ultima dose prima di passare da Pradaxa ad un anticoagulante parenterale. Da anticoagulanti parenterali a Pradaxa. Bisogna sospendere l'anticoagulante parenterale ed iniziare Pradaxa 0-2 ore prima della prevista somministrazione della dose successiva della terapia originaria o al momento della sospensione in caso di trattamento continuo. L'inizio della terapia con l'AVK deve essere regolato sulla base della CLCr secondo le seguenti indicazioni: CLCr >= 50 ml/min, si deve iniziare l'AVK 3 giorni prima della sospensione di Pradaxa; CLCr >= 30-< 50 ml/min, si deve iniziare l'AVK 2 giorni prima della sospensione di Pradaxa. Da AVK a Pradaxa: L'AVK deve essere sospeso. Pradaxa puo' essere somministrato non appena l'INR sia < 2.0. I pazienti sottoposti a cardioversione possono continuare il trattamento con il farmaco. I pazienti con fibrillazione atriale non valvolare che si sottopongono a PCI con stent possono essere trattati con Pradaxa in combinazione con antiaggreganti piastrinici una volta raggiunta l'emostasi. I pazienti con un aumentato rischio di sanguinamento devono essere sottoposti ad un'attenta osservazione clinica. Un test di coagulazione puo' aiutare ad identificare i pazienti con un maggior rischio di sanguinamento. In pazienti ad elevato rischio di sanguinamento, si raccomanda una dose ridotta pari a 220 mg assunti. Quando si verifica un sanguinamento clinicamente rilevante, il trattamento deve essere interrotto. Per i soggetti con gastrite, esofagite o reflusso grastroesofageo, una dose ridotta puo' essere presa in considerazione a causa dell'elevato rischio di sanguinamento gastro-intestinale maggiore. Il trattamento con Pradaxa in pazienti con compromissione renale grave e' controindicato. Per i pazienti con compromissione renale moderata la dose raccomandata di Pradaxa e' pari a 300 mg assunti. Si raccomanda un attento monitoraggio clinico nei pazienti con compromissione renale. Si raccomandano delle riduzioni della dose per i pazienti in trattamento concomitante con verapamil. In tal caso Pradaxa e verapamil devono essere assunti insieme. Modo di somministrazione: per uso orale. Deve essere inghiottito intero con un bicchiere d'acqua. I pazienti devono essere istruiti a non aprire le capsule poiche' cio' puo' causare aumento del rischio di sanguinamento.

Conservazione

Blister. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall'umidita'. Flacone. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall'umidita'. Tenere il flacone ben chiuso.

Avvertenze

Cautela in condizioni di aumentato rischio di sanguinamento o quando usato in concomitanza con medicinali che alterano l'emostasi attraverso l'inibizione della aggregazione piastrinica. Un sanguinamento si puo' verificare in qualsiasi sito corporeo durante la terapia. Un'immotivata caduta dei valori di emoglobina e/o dell'ematocrito o della pressione arteriosa deve indurre alla ricerca del sito di sanguinamento. In caso di sanguinamento potenzialmente fatale o non controllato, quando si rende necessaria una rapida inattivazione dell'effetto, e' disponibile l'inattivatore specifico. Un aumento del rischio e' stato osservato negli anziani con la posologia di 150 mg somministrata due volte al giorno. Ulteriori fattori di rischio comprendono l'assunzione concomitante di antiaggreganti piastrinici come clopidogrel e acido acetilsalicilico o antinfiammatori non steroidei, come anche la presenza di esofagite, gastrite o reflusso gastroesofageo. Fattori che aumentano i livelli plasmatici di dabigatran. Maggiori: Compromissione renale moderata (CLCr 30-50 ml/min), Forti inibitori della P-gp, Co- somministrazione di inibitori della P-gp da deboli a moderati. Minori: Basso peso corporeo (< 50 kg), Interazioni farmacodinamiche. ASA e altri inibitori della aggregazione piastrinica come clopidogrel, FANS, SSRI o SNRI, Altri medicinali che possono alterare l'emostasi, Patologie / procedure con rischi emorragici speciali. Disturbi della coagulazione congeniti o acquisiti, Trombocitopenia o disturbi della funzionalità delle piastrine, Biopsia recente, trauma maggiore, Endocardite batterica, Esofagite, gastrite e reflusso gastroesofageo. La presenza di lesioni, condizioni, procedure e/o trattamento con farmaci, che aumentano significativamente il rischio di sanguinamento maggiore richiede un'accurata valutazione del rapporto beneficio/rischio. Deve essere somministrato solo se il beneficio supera il rischio di sanguinamento. Cautela quando viene somministrato in modo concomitante a verapamil, amiodarone, chinidina o claritromicina. Si raccomanda un'attenta osservazione clinica per la ricerca di segni di sanguinamento in pazienti trattati in modo concomitante con FANS. I pazienti che sviluppano un'insufficienza renale acuta devono sospendere l'assunzione. Quando si verifica un grave sanguinamento il trattamento deve essere sospeso e si potrebbe considerare l'uso dell'inattivatore specifico. Si puo' considerare la somministrazione di un inibitore della pompa protonica per prevenire il sanguinamento gastrointestinale. Puo' essere utile la valutazione dell'effetto anticoagulante correlato a dabigatran per rilevare un'esposizione eccessivamente alta a dabigatran in presenza di ulteriori fattori di rischio. Puo' essere considerato l'utilizzo di medicinali fibrinolitici per il trattamento dell'ictus ischemico acuto se il paziente presenta un dTT, ECT o un aPTT al di sotto del limite superiore della norma. I pazienti in trattamento che vengono sottoposti a intervento chirurgico o a procedure invasive sono esposti a un aumentato rischio di sanguinamento. I pazienti sottoposti a cardioversione possono continuare il trattamento. Quando il trattamento viene temporaneamente sospeso a causa di interventi si raccomanda cautela. La clearance di dabigatran in pazienti con insufficienza renale puo' richiedere maggior tempo. Questo aspetto deve essere valutato prima di ogni procedura. In tali casi un test di coagulazione puo' aiutare a determinare se la emostasi sia ancora compromessa. Intervento chirurgico o procedure di emergenza deve essere temporaneamente sospeso. Quando si rende necessaria una rapida inattivazione dell'effetto anticoagulante di dabigatran, e' disponibile l'inattivatore specifico. La terapia di inattivazione di dabigatran espone i pazienti al rischio trombotico intrinseco alla loro patologia di base. Il trattamento puo' essere ripreso 24 ore dopo la somministrazione. L'operazione/intervento deve essere rimandato almeno fino a 12 ore dopo l'ultima dose assunta. Se l'intervento non puo' essere rimandato puo' verificarsi un maggior rischio di sanguinamento. Deve essere sospeso almeno 24 ore prima della procedura invasiva o chirurgica. Nei pazienti esposti ad un maggior rischio di sanguinamento o nella chirurgia maggiore dove puo' essere necessaria una completa emostasi, considerare la sospensione 2-4 giorni prima dell'intervento chirurgico. L'assunzione deve essere interrotta prima della chirurgia elettiva. Elevato rischio di sanguinamento o chirurgia maggiore. Con Funzionalità renale (CLCr in ml/min) ? 80, 2 giorni prima. Con Funzionalità renale (CLCr in ml/min) ? 50-< 80, 2-3 giorni prima. Con Funzionalità renale (CLCr in ml/min) ? 30-< 50, 4 giorni prima. Rischio standard. Con Funzionalità renale (CLCr in ml/min) ? 80, 24 ore prima. Con Funzionalità renale (CLCr in ml/min) ? 50-< 80, 1-2 giorni prima. Con Funzionalità renale (CLCr in ml/min) ? 30-< 50, 2-3 giorni prima (>48 ore). Procedure quali l'anestesia spinale richiedono funzioni emostatiche normali. Il rischio di ematoma spinale o epidurale puo' essere aumentato nei casi di puntura traumatica o ripetuta e dall'uso prolungato di cateteri epidurali. Dopo la rimozione di un catetere, deve trascorrere un intervallo di almeno 2 ore prima della somministrazione della prima dose. Questi pazienti richiedono un'osservazione frequente dei segni neurologici e sintomi di ematoma spinale o epidurale. Il trattamento deve essere ripreso/iniziato non appena possibile dopo la procedura invasiva o l'intervento chirurgico. Cautela in pazienti ad elevato rischio di sanguinamento o i pazienti a rischio di sovraesposizione. Devono essere trattati con cautela. L'uso non e' raccomandato in pazienti con enzimi epatici elevati, al di sopra del doppio del limite superiore dei valori normali. E' controindicato in caso di compromissione epatica o di malattia epatica che possa avere un qualsiasi impatto sulla sopravvivenza. Con la somministrazione concomitante di induttori della P-gp si puo' prevedere una riduzione delle concentrazioni plasmatiche di dabigatran, pertanto la somministrazione contemporanea deve essere evitata. Nello studio di fase III RE-LY l'incidenza totale di IM era rispettivamente 0,82, 0,81 e 0,64% / anno per dabigatran etexilato 110 mg due volte al giorno, dabigatran etexilato 150 mg due volte al giorno e warfarin, con un aumento del rischio relativo per dabigatran del 29% e 27% rispetto a warfarin. Il maggior rischio assoluto di IM e' stato osservato nei seguenti sottogruppi, con rischio relativo simile: pazienti con precedente IM, pazienti di eta' >= 65 anni con diabete o coronaropatia, pazienti con frazione di eiezione del ventricolo sinistro < 40%, pazienti con disfunzione renale moderata. Inoltre e' stato osservato un maggior rischio di IM nei pazienti che assumevano in concomitanza ASA piu' clopidogrel o clopidogrel solo.

Interazioni

Dabigatran etexilato e' un substrato del trasportatore d'efflusso P-gp. La somministrazione concomitante con inibitori della P-gp e' probabile che determini un aumento delle concentrazioni plasmatiche di dabigatran. Se non diversamente prescritto in modo specifico, e' richiesto uno stretto controllo clinico quando dabigatran sia co-somministrato con forti inibitori della P- gp. In combinazione con alcuni inibitori della P-gp potrebbero rendersi necessarie delle riduzioni della dose. Inibitori della P-gp. Uso concomitante controindicato. Il ketoconazolo dopo una dose singola orale di 400 mg ha aumentato i valori totali di AUC0- infinito e Cmax di dabigatran rispettivamente di 2,38 volte e 2,35 volte, e rispettivamente di 2,53 volte e 2,49 volte, dopo dosi multiple orali di 400 mg di ketoconazolo una volta al giorno. Quando dabigatran etexilato e dronedarone erano somministrati contestualmente i valori totali dell'AUC0-infinito e della Cmax di dabigatran aumentavano rispettivamente di circa 2,4 volte e 2,3 volte, dopo dosi multiple di 400 mg di dronedarone bid, e rispettivamente di circa 2,1 volte e 1,9 volte dopo una dose singola di 400 mg. Sulla base dei risultati in vitro ci si può aspettare un effetto simile a quello di ketoconazolo. Uso concomitante non raccomandato. In vitro tacrolimus ha dimostrato avere un effetto inibitorio sulla P-gp simile a quello osservato per itraconazolo e ciclosporina. Uso concomitante con cautela. Quando dabigatran etexilato è stato co-somministrato con verapamil per via orale, la Cmax e l'AUC di dabigatran aumentavano, ma le dimensioni di questo cambiamento variavano in funzione del tempo di somministrazione e della formulazione di verapamil. L'aumento massimo di esposizione a dabigatran è stato osservato con la prima dose di una formulazione a rilascio immediato di verapamil, somministrata un'ora prima dell'assunzione di dabigatran etexilato. L'effetto era progressivamente diminuito con la somministrazione di una formulazione a rilascio prolungato o con la somministrazione di dosi multiple di verapamil. L'AUC e la Cmax di dabigatran sono aumentate di circa 1,6 volte e 1,5 volte rispettivamente. Considerando la lunga emivita di amiodarone, la potenziale interazione può perdurare per settimane dopo la sospensione di amiodarone. La chinidina è stata somministrata a dosi di 200 mg ogni 2 ore fino ad una dose totale di 1.000 mg. Dabigatran etexilato è stato somministrato due volte al giorno per 3 giorni consecutivi, al terzo giorno con o senza chinidina. L'AUCtau,ss e la Cmax,ss di dabigatran erano aumentate rispettivamente in media di 1,53 volte e di 1,56 volte, con la somministrazione concomitante di chinidina. Quando la claritromicina è stata somministrata in associazione a dabigatran etexilato in volontari sani, è stato osservato un aumento dell'AUC di circa 1,19 volte e della Cmax di circa 1,15 volte. Quando una dose singola di 75 mg di dabigatran etexilato è stata somministrata contemporaneamente a una dose iniziale di 180 mg di ticagrelor, l'AUC e la Cmax di dabigatran sono aumentate rispettivamente di 1,73 e di 1,95 volte. Dopo somministrazione multipla di 90 mg di ticagrelor b.i.d. l'aumento dell'esposizione a dabigatran è di 1,56 e di 1,46 volte rispettivamente per l'AUC e la Cmax. La somministrazione concomitante di una dose iniziale di 180 mg di ticagrelor e di 110 mg di dabigatran etexilato aumentava la AUCtau,ss e la Cmax,ss di dabigatran rispettivamente di 1,49 volte e di 1,65 volte, rispetto alla somministrazione del solo dabigatran etexilato. Quando una dose iniziale di 180 mg di ticagrelor veniva somministrata 2 ore dopo la somministrazione di dabigatran etexilato 110 mg, l'aumento della AUCtau,ss e della Cmax,ss di dabigatran si riduceva rispettivamente a 1,27 volte ed a 1,23 volte, rispetto alla somministrazione del solo dabigatran etexilato. Questa somministrazione scaglionata è quella raccomandata per cominciare ticagrelor con una dose iniziale. La somministrazione concomitante di 90 mg di ticagrelor BID con 110 mg di dabigatran etexilato aumentava la AUCtau,ss e la Cmax,ss aggiustate di dabigatran rispettivamente di 1,26 volte e di 1,29 volte, rispetto alla somministrazione del solo dabigatran etexilato. Anche posaconazolo in parte inibisce la P-gp, ma non è stato studiato clinicamente. Cautela nella co-somministrazione con posaconazolo. Induttori della P-gp. Uso concomitante da evitare. La pre-somministrazione dell'induttore rifampicina ad una dose di 600 mg una volta al giorno per 7 giorni ha ridotto il picco totale di dabigatran e l'esposizione totale rispettivamente del 65,5% e del 67%. L'effetto induttore era diminuito determinando un'esposizione a dabigatran vicina al valore di riferimento entro il settimo giorno successivo alla sospensione del trattamento con rifampicina. Inibitori della proteasi come ritonavir. Uso concomitante non raccomandato. Questi influiscono sulla P-gp. Con i seguenti trattamenti che possono incrementare il rischio di sanguinamento quando utilizzati in concomitanza al farmaco non c'e' esperienza o e' limitata: anticoagulanti come eparina non frazionata, eparine a basso peso molecolare e derivati dell'eparina, medicinali trombolitici e antagonisti della vitamina K, rivaroxaban o altri anticoagulanti orali e antiaggreganti piastrinici quali antagonisti del recettore della GPIIb/IIIa, ticlopidina, prasugrel, ticagrelor, destrano e sulfinpirazone. L'ENF puo' essere somministrata alle dosi necessarie per mantenere pervio un catetere centrale venoso o arterioso oppure durante l'ablazione transcatetere per fibrillazione atriale. La co- somministrazione di ASA e di 150 mg di dabigatran etexilato due volte al giorno può aumentare il rischio di ogni tipo di sanguinamento dal 12% al 18% e 24% con 81 mg e 325 mg di ASA rispettivamente. Dopo il passaggio da un trattamento di 3 giorni con 40 mg di enoxaparina somministrati una volta al giorno per via s.c., 24 ore dopo la somministrazione dell'ultima dose di enoxaparina l'esposizione a dabigatran era lievemente inferiore rispetto a quella successiva alla somministrazione di dabigatran etexilato da solo. È stata osservata una maggiore attività anti-FXa/FIIa dopo la somministrazione di dabigatran etexilato preceduta dal pre-trattamento con enoxaparina rispetto al trattamento con dabigatran etexilato da solo. Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della norepinefrina (SNRI). Gli SSRI e gli SNRI hanno incrementato il rischio di sanguinamento in tutti i gruppi di trattamento dello studio RE-LY. Sostanze che influenzano il pH gastrico. Quando è stato somministrato in associazione a pantoprazolo, è stata osservata una riduzione di circa il 30% dell'AUC di dabigatran.

Effetti indesiderati

Prevenzione primaria di TEV dopo chirurgia sostitutiva dell'anca o del ginocchio. Patologie del sistema emolinfopoietico. Non comune: anemia; comune: calo dell'emoglobina; raro: trombocitopenia; non comune: calo dell'ematocrito. Disturbi del sistema immunitario. Non comune: ipersensibilità al medicinale; raro: rash cutaneo; raro: prurito; raro: reazione anafilattica; raro: angioedema; raro: orticaria; non nota: broncospasmo. Patologie del sistema nervoso. Raro: emorragia intracranica. Patologie vascolari. Non comune: ematoma; raro: emorragia; non comune: emorragie dalle ferite. Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Non comune: epistassi; raro: emottisi. Patologie gastrointestinali. Non comune: emorragia gastrointestinale; raro: dolore addominale; non comune: diarrea; raro: dispepsia; non comune: nausea; non comune: emorragia rettale; non comune: emorragia emorroidale; raro: ulcera gastrointestinale, inclusa ulcera esofagea; raro: gastroesofagite; raro: malattia da reflusso gastroesofageo; non comune: vomito; raro: disfagia. Patologie epatobiliari. Comune: funzionalità epatica alterata / test di funzionalità epatica alterati; non comune: aumento dell'alanina aminotransferasi; non comune: aumento dell'aspartato aminotransferasi; non comune: aumento degli enzimi epatici; non comune: iperbilirubinemia. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Non comune: emorragia cutanea. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Non comune: emartrosi. Patologie renali e urinarie. Non comune: emorragia genitourinaria, inclusa ematuria. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Raro: emorragia al sito di iniezione; raro: emorragia al sito di inserzione del catetere; raro: sanguinamento. Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura. Non comune: emorragia traumatica. Raro: emorragia al sito di incisione; non comune: ematoma post-procedurale; non comune: emorragia post- procedurale; raro: anemia post-operatoria; non comune: suppurazione post- procedurale; non comune: secrezione dalle ferite. Procedure mediche e chirurgiche. Raro: drenaggio della ferita; raro: drenaggio post- procedurale. Prevenzione di ictus ed embolia sistemica in pazienti con fibrillazione atriale. Patologie del sistema emolinfopoietico. Comune: anemia; non comune: calo dell'emoglobina; non comune: trombocitopenia; raro: calo dell'ematocrito. Disturbi del sistema immunitario. Non comune: ipersensibilità al medicinale; non comune: rash cutaneo; non comune: prurito; raro: reazione anafilattica; raro: angioedema; raro: orticaria; non nota: broncospasmo. Patologie del sistema nervoso. Non comune: emorragia intracranica. Patologie vascolari. Non comune: ematoma; non comune: emorragia; patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: epistassi; non comune: emottisi. Patologie gastrointestinali. Comune: emorragia gastrointestinale; comune: dolore addominale; comune: diarrea; comune: dispepsia; comune: nausea; non comune: emorragia rettale; non comune: emorragia emorroidale; non comune: ulcera gastrointestinale, inclusa ulcera esofagea; non comune: gastroesofagite; non comune: malattia da reflusso gastroesofageo; non comune: vomito; Non comune: disfagia. Patologie epatobiliari. Non comune: funzionalità epatica alterata / test di funzionalità epatica alterati; non comune: aumento dell'alanina aminotransferasi; non comune: aumento dell'aspartato aminotransferasi; raro: aumento degli enzimi epatici; raro: iperbilirubinemia. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: emorragia cutanea. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Raro: emartrosi. Patologie renali e urinarie. Comune: emorragia genitourinaria, inclusa ematuria. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Raro: emorragia al sito di iniezione; raro: emorragia al sito di inserzione del catetere; traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura. Raro: emorragia traumatica. Raro: emorragia al sito di incisione; trattamento di tvp/ep e prevenzione di tvp/ep. Patologie del sistema emolinfopoietico. Non comune: anemia; non nota: calo dell'emoglobina; raro: trombocitopenia; non nota: calo dell'ematocrito. Disturbi del sistema immunitario. Non comune: ipersensibilità al medicinale; non comune: rash cutaneo; non comune: prurito; raro: reazione anafilattica; raro: angioedema; raro: orticaria; non nota: broncospasmo. Patologie del sistema nervoso. Raro: emorragia intracranica. Patologie vascolari. Non comune: ematoma; non comune: emorragia; patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche. Comune: epistassi; non comune: emottisi. Patologie gastrointestinali. Comune: emorragia gastrointestinale; Non comune: dolore addominale; non comune: diarrea; comune: dispepsia; non comune: nausea; comune: emorragia rettale; non comune: emorragia emorroidale; non comune: ulcera gastrointestinale, inclusa ulcera esofagea; non comune: gastroesofagite; non comune: malattia da reflusso gastroesofageo; non comune: vomito; raro: disfagia. Patologie epatobiliari. Non comune: funzionalità epatica alterata / test di funzionalità epatica alterati; non comune: aumento dell'alanina aminotransferasi; non comune: aumento dell'aspartato aminotransferasi; non comune: aumento degli enzimi epatici; non nota: iperbilirubinemia. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Comune: emorragia cutanea. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Non comune: emartrosi. Patologie renali e urinarie. Comune: emorragia genitourinaria, inclusa ematuria. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Raro: emorragia al sito di iniezione; raro: emorragia al sito di inserzione del catetere; traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura. Non comune: emorragia traumatica; raro: emorragia al sito di incisione.

Gravidanza e allattamento

Le donne in eta' fertile devono evitare una gravidanza durante il trattamento. E' disponibile un limitato numero di dati riguardanti l'uso del farmaco in donne in gravidanza. Gli studi condotti su animali hanno evidenziato una tossicita' riproduttiva. Il rischio potenziale per gli esseri umani non e' noto. Il farmaco non deve essere utilizzato durante la gravidanza se non quando chiaramente necessario. Non vi sono dati clinici riguardanti gli effetti di dabigatran sui lattanti durante l'allattamento. L'allattamento deve essere sospeso durante il trattamento. Non sono disponibili dati nell'uomo riguardo all'effetto del farmaco sulla fertilita'. Negli studi condotti sugli animali e' stato osservato un effetto sulla fertilita' femminile in termini di diminuzione degli impianti e aumento di perdite pre-impianto ad una dose di 70 mg/kg (esposizione plasmatica 5 volte superiore rispetto a quella dei pazienti). Non sono stati osservati altri effetti sulla fertilita' femminile. Non e' stata riscontrata alcuna influenza sulla fertilita' maschile. A dosi tossiche per le madri (esposizione plasmatica da 5 a 10 volte superiore rispetto a quella dei pazienti), nei ratti e nei conigli e' stato osservato un calo del peso corporeo del feto e della vitalita' embriofetale con aumento delle modificazioni fetali. Negli studi pre e post-natali e' stato osservato un aumento della mortalita' fetale a dosi che erano tossiche per le madri (una dose corrispondente ad un'esposizione plasmatica 4 volte superiore rispetto a quella dei pazienti).