Sintesi del foglietto illustrativo di 037517113 - PRAVASTATINA RATIO*10CPR 20MG

Denominazione

PRAVASTATINA RATIOPHARM 10 - 20 - 40 MG COMPRESSE

Categoria farmacoterapeutica

Sostanze modificatrici dei lipidi, non associate.

Principi attivi

Pravastatina sodica.

Eccipienti

Compresse da 10 e 20 mg: lattosio anidro, povidone (PVP K-30), crospovidone, calcio fosfato dibasico anidro (E341), ferro ossido rosso (E172), sodio stearil fumarato, cellulosa microcristallina (E460), croscarmellosa sodica (E466). Compresse da 40 mg: lattosio anidro, povidone (PVP K-30), crospovidone, calcio fosfato dibasico anidro (E341), giallo chinolina (E104), blu brillante FCF (E133), sodio stearil fumarato, cellulosa microcristallina (E460), croscarmellosa sodica (E466).

Indicazioni

Trattamento dell'ipercolesterolemia primaria o della dislipidemia mista, in aggiunta alla dieta, quando la risposta alla dieta e ad altri trattamenti non farmacologici (per es. esercizio fisico, perdita di peso) e' inadeguata. Prevenzione primaria: riduzione della mortalita' e morbilita' cardiovascolare in pazienti con ipercolesterolemia moderata o grave e alto rischio di un primo evento cardiovascolare, in aggiunta alla dieta. Prevenzione secondaria: riduzione della mortalita' e morbilita' cardiovascolare in pazienti con anamnesi positiva per infarto del miocardio o angina instabile e con livelli di colesterolo sia normali che aumentati, in aggiunta alla correzione di altri fattori di rischio. Post trapianto: riduzione dell'iperlipidemia post trapianto in pazienti in terapia immunosoppressiva a seguito di un trapianto di organi solidi.

Controindicazioni/eff.secondar

Ipersensibilita' verso il principio attivo o uno qualsiasi degli eccipienti; epatopatia in fase attiva inclusi innalzamenti persistenti e ingiustificati delle transaminasi sieriche, pari a tre volte il limite superiore di normalita' (ULN); gravidanza e allattamento.

Posologia

Prima di iniziare la terapia con pravastatina si deve escludere la presenza di cause secondarie di ipercolesterolemia e far seguire al paziente una dieta ipolipemizzante standard, che dovra' continuare durante il trattamento. La pravastatina deve essere assunta per via orale una volta al giorno, preferibilmente la sera, prima o dopo i pasti. Ipercolesterolemia: l'intervallo di dosi raccomandato e' 10-40 mg una volta al giorno. Poiche' la risposta terapeutica compare entro una settimana e l'effetto completo di una data dose entro quattro settimane, si consiglia di effettuare controlli lipidici periodici aggiustando la dose di conseguenza. La dose massima giornaliera e' 40 mg. Prevenzione cardiovascolare: in tutti gli studi clinici sulla morbilita' e mortalita', e' stata presa in considerazione la dose iniziale e di mantenimento di 40 mg al giorno. Posologia dopo trapianto: 20 mg in pazienti trattati con agenti immunosoppressori. Sulla base della risposta lipidica, la dose puo' essere aggiustata fino a 40 mg sotto stretta osservanza medica. Bambini e adolescenti (eta' 8-18 anni) affetti da ipercolesterolemia eterozigote familiare: 10-20 mg una volta al giorno nella fascia di eta' 8-13 anni poiche' dosi maggiori a 20 mg non sono state studiate in questa popolazione e 10-40 mg al giorno tra 14 e 18 anni di eta'. Anziani: non e' necessaria alcuna regolazione della dose, a meno che non vi siano fattori di rischio predisponenti. Insufficienza renale o epatica: in pazienti con insufficienza renale da moderata a grave o insufficienza epatica significativa, la dose iniziale giornaliera raccomandata e' 10 mg. La dose deve essere aggiustata a seconda della risposta dei parametri lipidici e sotto osservazione medica. Terapia concomitante: la riduzione dei livelli lipidici prodotta dalla pravastatina sul colesterolo totale e LDL migliora associando il farmaco a una resina legante gli acidi biliari (per es. colestiramina, colestipolo). La pravastatina deve essere somministrata un'ora prima o almeno quattro ore dopo la resina. I pazienti trattati con ciclosporina con o senza altri agenti immunosoppressori devono assumere una dose iniziale di pravastatina sodica da 20 mg una volta al giorno, ed effettuare con cautela la titolazione a 40 mg.

Conservazione

Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dall'umidita'.

Avvertenze

Gli effetti della pravastatina non sono stati studiati in pazienti affetti da ipercolesterolemia familiare omozigote. La terapia con pravastatina non e' adatta se l'ipercolesterolemia e' dovuta a un alto livello di colesterolo HDL. Si sconsiglia l'uso concomitante di pravastatina e fibrati. Valutare nei bambini prima della puberta' il rischio/beneficio del trattamento prima di iniziare la terapia. La pravastatina ha fatto registrare moderati aumenti delle transaminasi. Nella maggioranza dei casi, i livelli delle transaminasi sono tornati nella norma senza dover ricorrere all'interruzione del trattamento. Si raccomanda di porre particolare attenzione ai pazienti che manifestino un innalzamento dei livelli di transaminasi e di interrompere il trattamento qualora intervenga un aumento persistente dell'alanina aminotrasferasi (ALT) e dell'aspartico aminotrasferasi (AST) tre volte maggiore del limite superiore di normalita'. Porre particolare attenzione nel caso di somministrazione di pravastatina a pazienti con anamnesi di epatopatie o forte consumo di alcool. La pravastatina e' stata associata alla comparsa di mialgia, miopatia e, molto raramente, rabdomiolisi. Prendere in considerazione la miopatia in pazienti trattati con statine che presentino sintomi muscolari ingiustificati, quali dolore o tensione, debolezza muscolare o crampi. In tali casi si consiglia di misurare i livelli di creatinchinasi (CK). Interrompere temporaneamente la terapia con statine se i livelli di CK superano di 5 volte il limite superiore di normalita' (x ULN) e in presenza di sintomi clinici gravi. Molto raramente (circa 1 caso in oltre 100.000 anni/paziente), si registra rabdomiolisi, con o senza insufficienza renale secondaria. La rabdomiolisi e' una condizione acuta potenzialmente mortale che colpisce l'apparato muscoloscheletrico che puo' svilupparsi in qualsiasi momento del trattamento ed e' caratterizzata da distruzione muscolare massiccia associata a un forte aumento nei livelli di CK (normalmente >30 o 40 x ULN), che provoca mioglobinuria. Il rischio di miopatia associata a statine sembra dipendere dall'esposizione e quindi puo' variare a seconda del singolo farmaco (a causa delle differenze nella lipofilia e farmacocinetica), inclusa la dose e il potenziale di interazione tra farmaci. Sebbene non esistano controindicazioni alla somministrazione di statine per l'apparato muscolare, alcuni fattori predisponenti potrebbero aumentare il rischio di tossicita' muscolare e quindi giustificano un'attenta valutazione dell'equilibrio beneficio/rischio e uno specifico monitoraggio clinico. In questi pazienti la rilevazione dei livelli di CK e' indicata prima dell'inizio della terapia con statine. Il rischio e la gravita' dei disturbi muscolari durante il trattamento con statine aumenta in caso di cosomministrazione di medicinali che possano dar luogo a interazioni. L'uso di fibrati in monoterapia e' occasionalmente associato a miopatia. Generalmente, l'uso combinato di statine e fibrati deve essere evitato. Porre cautela in caso di cosomministrazione di statine e acido nicotinico. Un aumento dell'incidenza di miopatia e' stato descritto anche in pazienti trattati con altre statine in associazione a inibitori del metabolismo del citocromo P450. Questa situazione puo' essere causata da interazioni farmacocinetiche non documentate per la pravastatina. Normalmente, i sintomi muscolari associati all'uso di statine scompaiono all'interruzione della terapia. Nei pazienti asintomatici in terapia con statine non e' necessario il monitoraggio di routine dei livelli di creatinchinasi (CK) o di altri enzimi muscolari. Tuttavia, si raccomanda la rilevazione dei livelli di CK prima dell'inizio della terapia con statine in pazienti con fattori predisponenti specifici e in pazienti che presentino sintomi muscolari durante la terapia, come descritto di seguito. Qualora i livelli basali di CK fossero considerevolmente elevati (>5 x ULN), la misurazione dei livelli deve essere ripetuta dopo 5-7 giorni per confermare i risultati. I livelli di CK devono essere interpretati nel quadro di altri fattori potenziali che causino un danno muscolare transitorio, come esercizio fisico eccessivo o trauma muscolare. Prima dell'inizio del trattamento: porre cautela in pazienti con fattori predisponenti, quali insufficienza renale, ipotiroidismo, anamnesi di tossicita' muscolare con una statina o un fibrato, anamnesi personale o familiare di malattie muscolari ereditarie, abuso di alcool. In questi casi si devono misurare i livelli di CK prima dell'inizio della terapia. Prendere in considerazione la misurazione dei livelli di CK prima dell'inizio del trattamento anche nei pazienti di eta' superiore a 70 anni, specialmente in presenza di altri fattori predisponenti. Se all'inizio della terapia i livelli di CK sono notevolmente elevati (>5 x ULN), non si deve iniziare il trattamento e si deve valutare nuovamente questo parametro dopo 5-7 giorni. I livelli basali di CK possono anche essere utili come riferimento nel caso in cui si presenti un ulteriore aumento durante la terapia con statine. Durante il trattamento: istruire i pazienti a segnalare immediatamente la comparsa di qualsiasi dolore, iperestesia, debolezza o crampi muscolari ingiustificati. In tali casi e' necessario misurare i livelli di CK. Se viene individuato un livello di CK significativo (>5 x ULN), la terapia con statine deve essere interrotta. Se si manifestano sintomi muscolari gravi che causano malessere quotidiano, si deve considerare la possibilita' di interrompere la terapia, anche se i livelli di CK risultano <=5 x ULN. Se i sintomi regrediscono e i livelli di CK tornano alla normalita', e' possibile considerare la possibilita' di reintrodurre la statina alla dose piu' bassa sotto stretto monitoraggio. Se in questi pazienti si sospetta la presenza di una malattia muscolare ereditaria si sconsiglia la terapia con statine. Sono stati segnalati casi eccezionali di polmonite interstiziale durante il trattamento a lungo termine con alcune statine. I sintomi possono comprendere dispnea, tosse non produttiva e un peggioramento generale dello stato di salute. Se si sospetta che un paziente abbia sviluppato polmonite interstiziale, sospender il trattamento con la statina. Vi sono alcune evidenze che indicano che le statine, come classe farmacologica, aumentano la glicemia ed in alcuni pazienti ad elevato rischio di sviluppare diabete possono causare un livello di iperglicemia tale da richiedere le cure appropriate per un diabete formale. Tale rischio, e' controbilanciato dalla riduzione del rischio vascolare indotto dalle statine, e pertanto non costituisce un motivo valido per interrompere il trattamento. Monitorare i pazienti a rischio (livello di glucosio a digiuno compreso tra 5,6 e 6,9 mmol/l, IMC > 30 kg/m^2, elevati livelli di trigliceridi, ipertensione). Contiene lattosio.

Interazioni

Fibrati: l'uso di fibrati in monoterapia e' occasionalmente associato a miopatia. In caso di somministrazione concomitante di fibrati e altre statine e' stato rilevato un aumento del rischio di eventi muscolari avversi, quali la rabdomiolisi. Non e' possibile escludere la comparsa di questi eventi avversi con la pravastatina; quindi, in generale, l'associazione di pravastatina e fibrati (p.es. gemfibrozil, fenofibrato) deve essere evitata. Se tale associazione e' considerata necessaria si raccomanda un attento monitoraggio clinico e dei livelli di CK in pazienti sottoposti a questo regime. Colestiramina/Colestipolo: la somministrazione concomitante ha dato luogo a una diminuzione della biodisponibilita' della pravastatina di circa il 40-50%. Non e' stata rilevata alcuna diminuzione clinicamente significativa della biodisponibilita' e dell'efficacia terapeutica della pravastatina se somministrata un'ora prima o quattro ore dopo la colestiramina o un'ora prima del colestipolo. Ciclosporina: la somministrazione concomitante di pravastatina e ciclosporina ha portato a un aumento di circa 4 volte dell'esposizione sistemica alla pravastatina. In alcuni pazienti, tuttavia, l'aumento dell'esposizione alla pravastatina puo' essere maggiore. Si raccomanda il monitoraggio dei parametri clinici e biochimici nei pazienti trattati con tale associazione. Warfarin e altri anticoagulanti: i parametri di biodisponibilita' allo stato stazionario per la pravastatina non hanno subito alterazioni dopo la somministrazione di warfarin. La somministrazione cronica dei due farmaci non ha modificato l'azione anticoagulante dell warfarin. Farmaci metabolizzati dal citocromo P450: il metabolismo della pravastatina da parte del citocromo P450 non e' clinicamente significativo. Ecco perche' i farmaci metabolizzati dal sistema del citocromo P450 o i suoi inibitori possono essere aggiunti a un regime stabile di pravastatina senza indurre cambiamenti significativi nei livelli plasmatici di pravastatina, come e' stato osservato con altre statine. L'assenza di interazioni farmacocinetiche significative con la pravastatina e' stata dimostrata per diversi prodotti, in particolare per i substrati/inibitori di CYP3A4, per es. diltiazem, verapamil, itraconazolo, ketoconazolo, inibitori della proteasi, succo di pompelmo e inibitori di CYP2C9 (per es. fluconazolo). In uno di due studi sull'interazione di pravastatina ed eritromicina e' stato osservato un aumento statisticamente significativo dell'AUC (70%) e della C max (121%) della pravastatina. In uno studio simile con claritromicina, e' stato rilevato un aumento statisticamente significativo di AUC (110%) e C max (127%). Sebbene questi cambiamenti siano stati modesti, bisogna usare cautela nell'associazione di pravastatina ed eritromicina o claritromicina. In studi di interazione non sono state osservate differenze statisticamente significative di biodisponibilita' quando la pravastatina e' stata somministrata con acido acetilsalicilico, antiacidi (se somministrati un'ora prima della pravastatina), acido nicotinico o probucol.

Effetti indesiderati

La frequenza degli eventi avversi e' classificata come segue: molto comuni (>=1/10), comuni (>=1/100, <1/10), poco comuni (>=1/1000, <1/100), rari (>=1/10.000, <1/1000), molto rari (<1/10.000). Patologie del sistema nervoso. Poco comuni: capogiri, cefalea, disturbi del sonno, compresi insonnia e incubi. Patologie dell'occhio. Poco comuni: disturbi della vista (visione offuscata e diplopia). Patologie gastrointestinali. Poco comuni: dispepsia/pirosi, dolore addominale, nausea/vomito, stipsi, diarrea, flatulenza. Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo. Poco comuni: prurito, eruzione cutanea, orticaria, anomalie del cuoio capelluto/capelli (inclusa alopecia). Patologie renali e urinarie. Poco comuni: minzione anormale (disuria, pollachiuria, nicturia). Patologie dell'apparato riproduttivo e della mammella. Poco comuni: disfunzione sessuale. Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione. Poco comuni: affaticamento. Effetti muscolo-scheletrici: dolore muscoloscheletrico come artralgia, crampi, mialgia, debolezza e livelli elevati di CK. La percentuale di mialgia (pravastatina 1,4% vs. placebo 1,4%) e debolezza muscolare (pravastatina 0,1% vs. placebo <0,1%) e l'incidenza dei livelli di CK >3 x ULN e >10 x ULN negli studi CARE, WOSCOPS e LIPID e' risultata simile a quella del placebo (pravastatina 1,6% vs. placebo 1,6%, pravastatina 1,0% vs. placebo 1,0%, rispettivamente). Effetti epatici: sono stati segnalati aumenti delle transaminasi sieriche. Nei tre studi clinici a lungo termine controllati verso placebo, CARE, WOSCOPS e LIPID, si sono verificate marcate anomalie di ALT e AST (>3 x ULN) con frequenza simile (<=1,2%) in entrambi i gruppi trattati. >>Esperienza successive alla commercializzazione. Patologie del sistema nervoso. Molto rari: polineuropatia periferica, parestesia, specialmente dopo uso prolungato. Disturbi del sistema immunitario. Molto rari: reazioni di ipersensibilita'; anafilassi, angioedema, sindrome simile al lupus eritematoso. Patologie gastrointestinali. Molto rari: pancreatite. Patologie epatobiliari. Molto rari: ittero, epatite, necrosi epatica fulminante. Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo. Molto rari: rabdomiolisi, associata a insufficienza renale acuta dovuta a mioglobinuria, miopatia. Casi isolati di disturbi ai tendini, a volte complicati da rottura. Effetti di classe: perdita della memoria; depressione; casi eccezionali di patologia polmonare interstiziale, in particolare con la terapia a lungo termine. Diabete mellito: la frequenza dipende dalla presenza o assenza di fattori di rischio (glicemia a digiuno >= 5,6 mmol/l, BMI> 30 kg/m^2, innalzamento dei trigliceridi, anamnesi di ipertensione).

Gravidanza e allattamento

L'uso di pravastatina e' controindicato durante la gravidanza e deve essere somministrato a donne fertili solo se non intenzionate ad iniziare una gravidanza e dopo averle informate dei rischi potenziali. Particolare attenzione e' richiesta per le adolescenti di sesso femminile fertili al fine di assicurare un'appropriata informazione del potenziale rischio associato alla terapia con pravastatina durante la gravidanza. Se una paziente sta progettando una gravidanza o rimane incinta, la somministrazione di pravastatina deve essere interrotta in considerazione dei danni potenziali per il feto. Una piccola quantita' di pravastatina viene escreta nel latte materno e pertanto e' controindicata durante l'allattamento al seno.