Sintesi del foglietto illustrativo di 035102019 - CALCITRIOLO M.G.*30CPS 0,25MCG

Denominazione

CALCITROLO MYLAN GENERICS

Categoria farmacoterapeutica

Vitaminico.

Principi attivi

Calcitriolo.

Eccipienti

Contenuto della capsula: tocoferoli concentrati, trigliceridi a catena media. Capsula esterna: gelatina, glicerolo, titanio biossido, ferro ossido rosso.

Indicazioni

Osteodistrofia renale in pazienti con insufficienza renale cronica, in particolare in quelli sottoposti ad emodialisi. Ipoparatiroidismo, di tipo sia idiopatico che chirurgico. Pseudoipoparatiroidismo. Rachitismo ipofosfatemico vitamina D-resistente. Rachitismo familiare vitamina D pseudodipendente. Osteoporosi post-menopausale: la diagnosi differenziale dovra' accuratamente escludere condizioni che presentano sintomatologie a carico dello scheletro similari, quali il mieloma multiplo e le osteolisi tumorali, per le quali il trattamento con il farmaco non e' indicato.

Controindicazioni/eff.secondar

Il farmaco e' controindicato nei seguenti casi: ipersensibilita' al principio attivo, a medicinali appartenenti alla classe del calcitriolo o ad uno qualsiasi degli eccipienti. In tutte le malattie associate ad ipercalcemia. Se c'e' evidenza di intossicazione da vitamina D.

Posologia

La dose giornaliera ottimale del farmaco va stabilita accuratamente in ogni paziente sulla base dei valori della calcemia. Osteodistrofia renale: l'efficacia del trattamento e' condizionata dalla contemporanea assunzione di calcio. Nei soggetti adulti l'apporto supplementare di calcio deve essere di 600-1000 mg al giorno. La dose iniziale raccomandata del farmaco e' di 0,25 mcg al giorno: nei pazienti con calcemia normale o solo leggermente ridotta, sono sufficienti dosi iniziali di 0,25 mcg ogni 2 giorni. Se dopo 2-4 settimane non si osservano miglioramenti del quadro clinico e dei parametri biochimici, la dose di farmaco va aumentata di 0,25 mcg al giorno ad intervalli di 2-4 settimane. Durante questo periodo, la calcemia va controllata almeno due volte la settimana e, se si riscontra ipercalcemia, la somministrazione del farmaco e quella addizionale di calcio vanno immediatamente sospese finche' la calcemia rientra nei limiti normali. La terapia sara' quindi ripresa con una posologia giornaliera inferiore di 0,25 mcg rispetto alla precedente. La dose giornaliera ottimale di farmaco, da stabilire secondo le modalita' prima indicate, e' nella maggior parte dei pazienti compresa tra 0,5 mcg e 1 microgrammo. Posologie piu' elevate possono rendersi necessarie in caso di contemporanea somministrazione di barbiturici o di anticonvulsivanti. Ipoparatiroidismo e rachitismo: La dose iniziale raccomandata di farmaco e' di 0,25 mcg al giorno, da somministrarsi al mattino. Nel caso non si noti miglioramento nei parametri clinici e biochimici, la dose puo' essere aumentata, ogni 2-4 settimane. Durante questo intervallo, la calcemia va determinata almeno 2 volte la settimana. Nei pazienti con ipoparatiroidismo, si puo' osservare talvolta una sindrome da malassorbimento: in questi casi possono occorrere dosi piu' elevate di farmaco. Osteoporosi post-menopausale: si consiglia di iniziare con la somministrazione di 0,5 mcg due volte al giorno e, se i livelli calcemici non presentano variazioni significative, continuare con questo dosaggio. A differenza dell'osteodistrofia renale, e' assolutamente da evitare un apporto supplementare di calcio. Durante il primo mese di terapia la calcemia va controllata almeno una volta la settimana. In caso di ipercalcemia (> 11,5 mg/100 ml), la somministrazione del farmaco va sospesa sino al ripristino della normocalcemia. A giudizio del medico e' possibile l'associazione con la calcitonina (soprattutto in caso di osteoporosi ad alto turnover). Informazioni di carattere generale: stabilita la posologia ottimale, e' sufficiente un controllo della calcemia una volta al mese. Nel caso in cui il livello sierico del calcio superi di 1 mg per 100 ml i valori normali (mg 9-11/100 ml), la dose di farmaco va ridotta considerevolmente o il trattamento va interrotto fino a quando si sia ristabilita la normale calcemia. Per favorire la rapida normalizzazione dei valori del calciosierico si puo' anche cessare la somministrazione supplementare di calcio, prevista nel trattamento dell'osteodistrofia renale, dell'ipoparatiroidismo e del rachitismo. Deve pure essere limitato il quantitativo di calcio introdotto con la dieta. Nel periodo di ipercalcemia, e' necessario eseguire quotidianamente il controllo dei livelli sierici del calcio e del fosforo. Ripristinati i valori normali, il trattamento con il farmaco puo' essere ripreso con una dose giornaliera piu' bassa di 0,25 mcg rispetto a quella precedente.

Conservazione

Conservare a temperatura non superiore ai 25 gradi C.

Avvertenze

C'e' una stretta correlazione tra il trattamento con calcitriolo e lo sviluppo di ipercalcemia. Un brusco aumento nell'assunzione di calcio, come risultato di un cambio nella dieta puo' portare a ipercalcemia. I pazienti ed i loro familiari devono essere istruiti su come riconoscere i sintomi di ipercalcemia. Non appena i livelli di calcio aumentano fino a 1 mg/100 ml sopra il normale, o la creatinina sierica aumenta fino a > 120 mcmol/l, il trattamento con il calcitriolo deve essere interrotto immediatamente fino al raggiungimento di normocalcemia. I pazienti immobilizzati, es. quelli che hanno subito un intervento chirurgico, sono particolarmente esposti al rischio di ipercalcemia. Il calcitriolo aumenta i livelli di fosfato inorganico nel siero. Mentre questo e' auspicabile in pazienti affetti da ipofosfatemia, deve essere fatta attenzione nei pazienti affetti da insufficienza renale a causa del pericolo di calcificazioni ectopiche. In questi casi, i livelli di fosfato nel plasma devono essere mantenuti ad un livello normale dalla somministrazione orale di adeguati agenti leganti il fosfato ed una dieta a basso contenuto di fosfato. Il calcio sierico per fosfato (Ca X P) non deve eccedere i 70 mg^2/dl^2. I pazienti con rachitismo resistente alla vitamina D (ipofosfatemia familiare) che stanno per essere trattati con il farmaco possono continuare la loro terapia orale a base di fosfato. Comunque, una possibile stimolazione dell'assorbimento intestinale di fosfato da farmaco deve essere presa in considerazione dal momento che questo effetto puo' modificare la necessita' di supplementi di potassio. Poiche' il calcitriolo e' il metabolita attivo finale della vitamina D3, la vitamina D cosi' come i suoi derivati non vanno somministrati durante il trattamento con il calcitriolo cosi' si assicura che lo sviluppo di ipervitaminosi D sia evitato. Se il paziente e' passato da un trattamento con ergocalciferolo (Vitamina D2) a calcitriolo, devono passare diversi mesi prima che i livelli di ergocalciferolo nel sangue ritornino ai livelli basali. I pazienti con funzionalita' renale normale che stanno assumendo il farmaco devono evitare la disidratazione. Un'assunzione adeguata di liquidi deve essere mantenuta. In pazienti con funzionalita' renale normale, l'ipercalcemia cronica puo' essere associata con un aumento nella creatinina sierica.

Interazioni

Poiche' il calcitriolo e' il metabolita attivo finale della vitamina D3, la vitamina D cosi' come i suoi derivati non vanno somministrati durante il trattamento con il calcitriolo cosi' si assicura che lo sviluppo di ipervitaminosi D sia evitato. Se il paziente e' passato da un trattamento con ergocalciferolo (Vitamina D2) a calcitriolo, devono passare diversi mesi prima che i livelli di ergocalciferolo nel sangue ritornino ai livelli basali. Le dosi farmacologiche di vitamina D e dei suoi derivati devono essere adeguate per evitare possibili effetti addizionali ed ipercalcemia. Istruzioni sulla dieta, riguardanti specialmente i supplementi di calcio, devono essere seguite attentamente, e deve essere evitata un'assunzione non controllata di preparazioni contenenti calcio addizionale. Il trattamento concomitante con diuretici tiazidici aumenta il rischio di ipercalcemia. Il dosaggio del calcitriolo deve essere determinato con cautelanei pazienti sotto trattamento con digitale, in quanto l'ipercalcemia puo' aggravare in tali pazienti un'aritmia cardiaca. Esiste una correlazione di antagonismo funzionale tra analoghi della Vitamina D, che promuovono l'assorbimento di calcio, e i corticosteroidi che lo inibiscono. I farmaci contenenti magnesio (es. gli antiacidi) possono causare ipermagnesiemia e pertanto non devono essere somministrati durante il trattamento con il farmaco da pazienti in dialisi renale cronica. Poiche' il farmaco influenza anche il trasporto dei fosfati nell'intestino, nei reni e nelle ossa, la contemporanea somministrazione di agenti leganti il fosfato va adattata ai valori della concentrazione sierica di fosfato. I pazienti con rachitismo resistente alla vitamina D (ipofosfatemia familiare) devono continuare la terapia a base di fosfato per via orale. Comunque, deve essere presa in considerazione una possibile stimolazione dell'assorbimento intestinale di fosfato da parte del calcitriolo, dal momento che questo effetto puo' modificare la richiesta di supplementi di potassio. La somministrazione di induttori enzimatici come fenitoina o fenobarbitale puo' portare ad un incremento del metabolismo e pertanto riduce le concentrazioni sieriche del calcitriolo. Pertanto se questi farmaci vengono somministrati contemporaneamente possono essere necessarie elevate dosi di calcitriolo. La colestiramina puo' ridurre l'assorbimento intestinale delle vitamine liposolubili e pertanto puo' compromettere l'assorbimento intestinale del calcitriolo.

Effetti indesiderati

Dal momento che il calcitriolo ha un'attivita' D-vitaminica, possono comparire effetti indesiderati che risultano analoghi a quelli dell'ipervitaminosi, cioe' una sindrome ipercalcemica oppure manifestazioni tossiche da calcio. Sintomi acuti occasionali includono anoressia, cefalea, nausea, vomito, dolore addominale o mal di stomaco e costipazione. A causa della corta emivita biologica del calcitriolo, esami farmacocinetici hanno mostrato una normalizzazione dell'elevato livello sierico di calcio con una sospensione del trattamento entro pochi giorni, esempio molto piu' veloci che nel trattamento con preparazioni a base di vitamina D3. Gli effetti cronici possono includere distrofia, disturbi sensori, febbre con arsura, sete/polidispepsia, poliuria, disidratazione, apatia, crescita arrestata e infezioni del tratto urinario. In contemporanea possono comparire ipercalcemia e iperfosfatemia >6 mg/100 m o >1,9 mmol/l, calcificazione dei tessuti molli; questo puo' essere visto dalle radiografie. In soggetti predisposti possono manifestarsi reazioni di ipersensibilita' (prurito, rash, orticaria e molto raramente alterazioni eritematose della pelle). in fase successiva possono comparire disturbi della minzione, congiuntivite (da calcificazioni), fotofobia, pancreatite, nefrocalcinosi, nefrolitiasi, rinorrea, prurito, ipertermia, diminuzione della libido, albuminuria, ipercolesterolemia, aumento delle SGIT e SGPT, calcificazioni ectopiche, ipertensione, aritmie cardiache e, raramente, psicosi. In pazienti con funzione renale normale, l'ipercalcemia puo' essere associata con un aumento nei livelli di creatinina sierica. Il numero di eventi avversi riportati da studi clinici del calcitriolo nell'arco di un periodo di 15 anni per tutte le indicazioni e' molto basso con effetto soggettivo, che include ipercalcemia.

Gravidanza e allattamento

Nei conigli gravidi l'assunzione di dosi orali quasi fatali ha causato stenosi aortica sopravalvolare nei loro feti. Non vi e' evidenza che suggerisca che la vitamina D e' teratogena nell'uomo anche se assunta a dosi molto elevate. Il farmaco deve essere usato nelle donne in stato di gravidanza solo se i benefici sono superiori ai potenziali rischi per il feto. Si deve considerare che il calcitriolo esogeno passi nel latte materno. Alla luce del pericolo di ipercalcemia nella madre e di eventi avversi da calcitriolo nel lattante, le madri possono allattare mentre assumono il calcitriolo, a patto che i livelli di calcio sierico della madre e del lattante siano monitorati.