Sintesi del foglietto illustrativo di 021110135 - RIFADIN*EV 1F 600MG+F 10ML

Denominazione

RIFADIN

Categoria farmacoterapeutica

Antimicobatterici, antibiotici.

Principi attivi

Rifampicina.

Eccipienti

>>Capsule: amido di mais, magnesio stearato, gelatina, eritrosina, indigotina, titanio diossido. >>Compresse: sodio laurilsolfato, cellulosa microgranulare, lattosio, calcio stearato, carmellosa sodica, amido di mais, gomma arabica, povidone, saccarosio, talco, magnesio carbonato, titanio diossido, caolino, silice colloidale, eritrosina (E127) lacca di alluminio 17%, magnesio stearato, gelatina. >>Sciroppo: agar-agar, saccarosio, potassio sorbato, saccarina, metile paraidrossibenzoato, propile paraidrossibenzoato, sodio metabisolfito, polisorbato 80, essenza di lampone, dietanolamina, acqua depurata. >>Soluzione. Flaconcino polvere: sodio formaldeide solfossilato, sodio idrossido. Solvente: polisorbato 81, acqua per preparazioni iniettabili.

Indicazioni

Infezioni da microrganismi sensibili alla rifampicina e in particolare da micobatterio tubercolare e da altri micobatteri. Nelle infezioni da micobatteri e' tassativo l'uso in combinazione con altri antibiotici o chemioterapici specifici. Nelle infezioni non tubercolari, si consiglia l'associazione di un altro antibiotico attivo, per evitare eventuali insorgenze di resistenza. La sensibilita' dei germi patogeni, o la loro possibile resistenza primaria o acquisita, dovrebbe essere determinata per mezzo di un antibiogramma, analogamente a quanto e' previsto in generale per un corretto uso degli antibiotici. Nel caso che l'infezione non rispondesse entro un ragionevole periodo di tempo, il trattamento dovra' essere cambiato, e nell'eventualita' di una ricaduta si sconsiglia la somministrazione di rifampicina senza aver effettuato esami batteriologici preliminari.

Controindicazioni/eff.secondar

Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti e in caso di ittero. Uso in concomitanza con l'associazione saquinavir/ritonavir.

Posologia

>>Uso orale. Adulti: nella tubercolosi 600 mg al giorno in una sola somministrazione per pazienti oltre 50 kg di peso (450 mg per pazienti sotto i 50 kg di peso), associata ad altri farmaci antitubercolari. Nelle altre infezioni la dose giornaliera puo' giungere a 900-1200 mg, divisa di solito in due somministrazioni. Bambini: 10-20 mg/kg di peso corporeo suddivisa in due uguali somministrazioni. Si raccomanda di non superare la dose giornaliera di 600 mg. Lavare bene con acqua il bicchierino dopo ogni prelievo di sciroppo. Per un piu' rapido e completo assorbimento si consiglia la somministrazione a stomaco vuoto, lontano dai pasti (almeno 30 minuti prima del pasto o 2 ore dopo il pasto). Nei casi di primo accertamento il trattamento piu' efficace e' quello continuativo di ridotta durata, ossia di nove mesi, con le suddette dosi, associato a isoniazide e nei primi tre mesi a un terzo antitubercolare. >>Soluzione per infusione. E' particolarmente consigliato quando la situazione clinica (interventi chirurgici, alterato assorbimento gastroenterico, ecc.) o le condizioni di tollerabilita' gastrica del paziente non permettono o non consigliano la somministrazione dell'antibiotico per via orale. La soluzione si allestisce introducendo il solvente della fiala acclusa alla confezione nel flaconcino di rifampicina e agitando energicamente e senza interruzione per circa 30 secondi. Scomparsa completamente la schiuma, detta soluzione va subito diluita in 500 ml di soluzione glucosata al 5% o di soluzione fisiologica. La preparazione cosi' allestita deve essere utilizzata entro poche ore. Si consiglia di regolare la velocita' di gocciolamento in modo tale che la fleboclisi abbia la durata di 3 ore circa. Infezioni aspecifiche: nell'adulto la dose giornaliera suggerita e' di 600 mg. Tubercolosi polmonare: nell'adulto la dose giornaliera suggerita e' di 600 mg, generalmente in un'unica somministrazione. Il trattamento della TBC polmonare con Rifadin per fleboclisi deve prevedere il contemporaneo impiego di altri farmaci antitubercolari.

Conservazione

Non conservare a temperatura superiore ai 30 gradi C.

Avvertenze

Nel trattamento di infezioni non tubercolari, se si sospetta una forma tubercolare associata, non deve essere usato prima che sia chiarita la diagnosi, per non mascherare il processo tubercolare e non provocare l'insorgere di una resistenza micobatterica. In soggetti anziani in cattivo stato di nutrizione e nella prima infanzia, si deve usare cautela particolare specialmente in caso di simultanea somministrazione di isoniazide. Nei pazienti con compromessa funzionalita' epatica somministrare solo in caso di necessita', con cautela e sotto attento controllo medico. In questi pazienti si deve effettuare un attento monitoraggio della funzionalita' epatica, particolarmente dei livelli sierici di alanina aminotransferasi (ALT) e aspartato aminotransferasi (AST), prima dell'inizio della terapia e poi ad intervalli di 2-4 settimane. Se si sviluppano segni di danno epatocellulare, il trattamento deve essere sospeso. In alcuni casi si puo' verificare iperbilirubinemia nei primi giorni della terapia, come conseguenza di una competizione tra il medicinale e bilirubina sui processi di escrezione degli epatociti. Un isolato, moderato aumento della bilirubina e/o delle transaminasi non costituisce di per se motivo di sospensione della terapia; la decisione deve essere presa dopo ripetizione dei controlli che confermano la tendenza all'aumento dei valori e prendendo in considerazione la condizione clinica del paziente. Poiche' con schemi terapeutici intermittenti (meno di 2-3 volte alla settimana) vi e' la possibilita' di reazioni immunologiche, compresa anafilassi, i pazienti devono essere seguiti attentamente. Lo sciroppo contiene saccarosio e pertanto non e' adatto per i soggetti con intolleranza ereditaria al fruttosio, sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio o deficit di saccarasi-isomaltasi. Contiene, inoltre, sodio metabisolfito che, in alcuni pazienti sensibili, puo' causare reazioni di tipo allergico, compresi sintomi anafilattici ed attacchi asmatici che possono anche mettere in pericolo la vita del paziente. Lo sciroppo contiene anche p-idrossibenzoati che possono causare reazioni allergiche. Le compresse rivestite contengono lattosio e pertanto i pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di lattasi o malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale. Contengono anche saccarosio e pertanto non e' adatto per i soggetti con intolleranza ereditaria al fruttosio, sindrome da malassorbimento di glucosio/galattosio o deficit di saccarasi-isomaltasi. Gli adulti trattati devono avere un controllo iniziale di enzimi epatici, bilirubina, creatinina sierica, amocromo e piastrine. Nei bambini questo controllo iniziale non e' necessario se non in presenza di una nota o sospetta condizione che puo' dare complicazioni. I pazienti devono essere visti almeno ogni mese e si devono richiedere specifiche informazioni su sintomi correlabili ad effetti indesiderati. Tutti i pazienti con qualunque tipo di dato anomalo devono essere seguiti, anche con controlli di laboratorio, se necessario. Il farmaco ha proprieta' di induzione enzimatica e puo' aumentare il metabolismo di substrati endogeni compresi gli ormoni surrenalici, tiroidei e la vitamina D. Segnalazioni isolate hanno associato la somministrazione con esacerbazione di porfiria, come conseguenza dell'induzione della sitetasi dell'acido delta amino levulinico. Puo' causare una colorazione rossastra delle urine, del sudore, dell'espettorato e delle lacrime. I pazienti devono essere informati di questa evenienza. Le lenti a contatto morbide sono state colorate in modo permanente. La soluzione in flaconcino e' solamente per infusione endovenosa e non deve essere somministrata per via intramuscolare o sottocutanea. Si consiglia di evitare la fuoruscita della soluzione dalla sede vascolare durante l'iniezione; sono stati osservati casi di irritazione e infiammazione locali dovuti ad infiltrazione extravascolare della soluzione infusa. Se si dovessero verificare queste reazioni l'infusione deve essere sospesa ed effettuata in altro sito.

Interazioni

E' un potente induttore di alcuni enzimi del citocromo P-450. La contemporanea somministrazione con altri farmaci anch'essi metabolizzati attraverso questi enzimi del citocromo P-450 puo' aumentare l'eliminazione e ridurre l'attivita' di questi altri farmaci. Pertanto e' necessaria cautela. All'inizio del trattamento, o alla sua sospensione, puo' rendersi necessario un aggiustamento del dosaggio dei farmaci metabolizzati da questi enzimi, per mantenerne concentrazioni plasmatiche terapeuticamente ottimali. Esempi di farmaci metabolizzati dagli enzimi del citocromo P-450 sono: anticonvulsivanti, antiaritmici, mexiletina, chinidina, antiestrogeni, antipsicotici, anticoagulanti orali, antidepressivi triciclici, antimicotici, antiretrovirali, barbiturici, beta-bloccanti, benzodiazepine, calcio antagonisti, cloramfenicolo, claritromicina, corticosteroidi, clofibrato, contraccettivi orali, dapsone, doxiciclina, estrogeni, farmaci benzodiazepino-simili, fluorochinolonici, gestrinone, glicosidi cardioattivi, immunosoppressori, ipoglicemizzanti orali, irinotecan, levotiroxina, losartan, analgesici stupefacenti, metadone, praziquantel, progestinici, chinina, riluzolo, 5-HT3 antagonisti selettivi, statine metabolizzate dal CYP 3A4, telitromicina, teofillina, tiazolidindioni. Le pazienti in terapia con contraccettivi orali devono utilizzare metodi contraccettivi non ormonali durante la terapia. Quando il medicinale viene somministrato in concomitanza con l'associazione saquinavir/ritonavir, aumenta la potenziale epatotossicita'; pertanto l'utilizzo concomitante e' controindicato. Con la concomitante somministrazione di atovaquone e rifampicina sono state osservate concentrazioni ridotte del primo ed aumentate del secondo. L'uso concomitante con ketoconazolo ha determinato riduzione dei livelli sierici di entrambi i farmaci. L'uso concomitante con enalapril ha determinato aumento dei livelli di enalaprilat, il metabolita attivo dell'enalapril. Se le condizioni cliniche del paziente lo richiedono, si devono fare aggiustamenti della dose. La contemporanea assunzione di antiacidi puo' ridurre l'assorbimento del prodotto. La somministrazione quotidiana deve essere fatta almeno 1 ora prima dell'assunzione di antiacidi. Con la concomitante somministrazione di alotano o isoniazide viene aumentata la potenziale epatotossicita'. I pazienti in terapia con il prodotto e isoniazide devono essere controllati attentamente a causa di una possibile epatotossicita'. La somministrazione simultanea di acido para-aminosalicilico (P.A.S.) in formulazioni contenenti come eccipiente la bentonite, e rifampicina puo' indurre una riduzione dei livelli ematici di quest'ultima. I due farmaci devono essere somministrati con un intervallo di almeno 8 ore. E' stato dimostrato che livelli terapeutici diel farmaco inibiscono i test microbiologici standard per il dosaggio dei folati e della Vitamina B12; percio' si devono utilizzare test alternativi. E' stato inoltre osservato un aumento transitorio dei livelli sierici di bilirubina. Il medicinale puo' ridurre l'escrezione biliare dei mezzi di contrasto utilizzati per la visualizzazione della colecisti, per via di una competizione per l'escrezione biliare. Percio' tali test devono essere effettuati prima dell'assunzione della dose mattutina. Utilizzando la metodica KIMS (Kinetic Interaction of Microparticles in Solution) sono stati riportati reattivita' crociata e falsi positivi nei testi urinari per la determinazione degli oppiacei eseguiti in pazienti in terapia con rifampicina. La gascromatografia e la spettrometria di massa, utilizzate come test di conferma, sono in grado di distinguere la rifampicina dagli oppiacei.

Effetti indesiderati

Possono verificarsi reazioni cutanee di grado lieve che non sembrano essere di natura allergica. Di solito consistono in arrossamento e prurito con o senza la comparsa di rash. Si sono verificate orticaria e reazioni cutanee di ipersensibilita' piu' gravi, ma non sono comuni. Raramente sono stati riportati casi di reazione pemfigoide, eritema multiforme, compresa la sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica e vasculite. Sono stati riferiti disturbi gastrointestinali quali anoressia, nausea, vomito, fastidio addominale e diarrea. E' stata segnalata colite pseudomembranosa. Puo' causare epatite e pertanto devono essere eseguiti test della funzionalita' epatica. Sistema nervoso centrale: raramente e' stata riportata psicosi. Si puo' verificare trombocitopenia con o senza porpora, di solito associata alla terapia intermittente ma e' reversibile se la terapia viene sospesa prontamente alla comparsa di porpora. Emorragia cerebrale ed eventi fatali sono stati riportati in seguito ad uso continuato o reintroduzione del farmaco dopo la comparsa di porpora. Raramente e' stata riportata coagulazione intravascolare disseminata. Eosinofilia, leucopenia, edema, debolezza muscolare e miopatia sono state segnalate in una piccola percentuale di pazienti in terapia. Molto raramente e' stata riportata agranulocitosi. Vi sono stati rari casi di insufficienza surrenalica in pazienti con compromissione della funzionalita' surrenalica. Disturbi del ciclo mestruale sono stati riferiti in donne sottoposte a terapia antitubercolare di lunga durata con schemi terapeutici contenenti rifampicina. Reazioni che di solito si verificano con schemi terapeutici intermittenti, probabilmente di origine immunologica, comprendono: "sindrome influenzale" con episodi febbrili, brividi, cefalea, capogiri e dolore osseo; dispnea e sibili; calo della pressione arteriosa e shock; anafilassi; anemia emolitica acuta; insufficienza renale acuta dovuta a necrosi tubulare acuta o a nefrite interstiziale acuta.

Gravidanza e allattamento

Non sono disponibili studi ben controllati sull'impiego di rifampicina nelle donne durante la gravidanza. Dosi elevate sono risultate teratogene nei roditori. Anche se e' stato riportato che il prodotto attraversa la placenta ed e' presente nel sangue del cordone, l'effetto sul feto del farmaco, da solo o in associazione ad altri farmaci antitubercolari, non e' conosciuto. Quando la rifampicina viene somministrata nelle ultime settimane di gravidanza puo' causare emorragie post-natali nella madre e nel neonato per le quali puo' essere necessario l'impiego di vitamina K. Percio' nelle donne in gravidanza o in eta' fertile l'antibiotico dovrebbe essere usato solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il feto. Non vi sono dati sull'effetto a lungo termine sulla fertilita' umana. La rifampicina e' escreta nel latte materno per cui l'antibiotico dovrebbe essere usato durante l'allattamento solo se il potenziale beneficio giustifica il potenziale rischio per il bambino.